Plogging, Eco-climbing, dategli il nomignolo da new economy che volete.
Il futuro è fatto di spontaneismo, come peraltro fu il passato – sempre che basti.
Mi spiace disturbarvi periodicamente con i miei grugniti, ma devo ammetterlo: più che falesie No Big, sogno falesie No Pig. Luoghi da sentire nostri anche se non ci appartengono, da rivalutare più che antropizzare. Siti di diverso interesse rispetto ai soliti divertimentifici, dove non si va per sfogarsi, ma per stare bene e fare stare bene pure gli altri, facendo propria la mentalità del chiodatore. Può darsi che un giorno tutto questo avverrà attraverso prenotazione tramite agile app, questo non so prevederlo, ma finchè restiamo liberi di muoverci, di fare e di disfare mi piacerebbe che almeno nel tempo libero non ci facessimo sopraffare, nè dalla cultura dominante della performance ad ogni costo, nè dai comandamenti del dio consumo, che la scalata vorrebbe potesse sostituirsi anche al pensare – financo dove e quando e con chi andare. La mia, la nostra minuscola, settaria libertà era la guida del Finale da passar di mano in mano sotto ai banchi del liceo, desiderio di fuga, sogno d’un luogo all’epoca ancora più immaginato che esplorato, conosciuto, amato. Quegli esordi che oggi mi riappaiono offuscati dalla nebbia del passato raccontano di vallette desolate e boschi silenziosi, ormai una rarità, anche se mi resta la certezza che questa – per quanto addomesticata, rivenduta e resa fruibile in varie maniere – rimarrà sempre e comunque un’attività di nicchia, riservata a pochi, non certamente eletti, quanto un poco fortunati ed un poco depositari di un sapere, di una cultura certamente anche da diffondere e da condividere. Ma siccome la fatica, specie se inutile, non è mai stata di moda, e basta fare quattro passi in più per ritrovarsi soli, confido nella pigrizia altrui, che riesce incredibilmente a battere la mia, e che ci regalerà – da un lato – nuovi scempi, ma dall’altro nuovi (ir?)ripetibili momenti di pace da contrapporre al caos infernale della società ex-industriale, oggi un formicaio di gente che corre non si capisce dove, visto che non sembra funzionare più granchè, il lavoro langue (oppure è troppo), e il nostro desiderio è esangue. O forse no. Perchè questa passione rimane talvolta, anzi spesso, oltre ad un bel giochino, quel fremito originario che ci mantiene in vita e ci sollecita a sognare, a immaginare ancora. Tanto che più emozionanti del viaggio sembrano i preparativi. Quanti posti mi mancano da visitare, quante realtà non solo verticali, quanti nuovi giorni, quanti panorami. E pensare che avrei potuto restare a dare calci ad un pallone su campi di ghiaia di periferia. Quante differenze fra sport comunque appassionanti, diversamente nobili.
In falesia non c’è un calendario predefinito, si fanno i salti mortali per scalare più che si può, rubando le ore a famiglia e lavoro non appena il tempo si fa bello.
In falesia non c’è lo spogliatoio, anche se il mio primo socio ai rami degli alberi appendeva la giacca e anche l’ombrello.
In falesia non c’è l’allenatore, al limite in palestra, ma per quanto mi riguarda sono stato io a decidere come quando e quanto farmi male, specialmente interpretando in modo originale le tabelle forza + resistenza di tal Gianni, dando lavoro a fisioterapisti per decenni.
In falesia non c’è la squadra, che si limita al binomio arrampicatore + compagno/a, cui al massimo si aggiunge la banda degli amici, duri e puri nell’amicizia nel corso degli anni.
In falesia non c’è nessuno addetto a controlli e pulizia, spetta a noi non lasciar tracce (anche di magnesite) e ripulir da erbacce e sassi qualche via.
In falesia non c’è un cartello esplicativo sulle regole da seguire e comportamenti da adottare, è tutta storica farina del nostro sacco, e qualsiasi domanda minima o scomoda andrà rivolta alla propria coscienza.
In falesia non c’è sempre il parcheggio, iniziamo con le note dolenti: a volte ti accontenti, a volte te lo inventi, a volte resti senza.
Infine, manca un’ultima cosa che già ho fin troppe volte sottolineato, e pesantemente lo rimarco: in falesia non c’è il cestino della spazzatura, e neanche il bagno (anche se ci stiamo arrivando), per cui per non sporcare vi dovete auto-organizzare, animali! Altrimenti, visto che sembrano esser diventati degli sportivi pure loro, potete sempre unirvi a un branco di cinghiali.
(foto tratta da Ippoasi)
grande sera 😊😊
Ciao Marco, grazie per la consueta fiducia!