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Archive for febbraio 2015

Henri de Toulouse Lautrec_bedkiss“che posso farci, sono felice,
sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero rugoso (…)
Oggi lasciate che sia felice, io e basta, (…)
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.”

(Pablo Neruda, da Ode al giorno felice)

Agnese con la bocca semiaperta mi sussurra che ha fame.
Per me significa che ha voglia. Difatti tiene chiusi gli occhi, sorride. Distende le gambe, attende qualcosa. E mantiene quella boccuccia semiaperta che è come se seguitasse a parlare, un po’ pretesa un po’ invocazione.
Sono quasi le nove, sento la pioggia cadere sulle persiane, ed in questi weekend scoperti all’improvviso privati d’un fine godo nello smuovermi appena un poco per rendermi conto dell’ora. E’ sempre troppo presto per alzarsi, sempre troppo tardi per decidersi a fare qualsiasi cosa comporti la fuoriuscita dal letto; sempre troppo bello, in quel letto, restare il più a lungo possibile.
Fuori c’è il mondo che oggi non c’interessa, le pellicce e i piumini, l’asfalto bagnato, l’inverno; qui a pochi centimetri un corpo caldo e liscio che sa raccontare una storia, come strisciando il palmo sulla corteccia d’un albero. L’erba in cui affondano queste radici è umida, non fradicia; fuori la tristezza scorre a fiumi, invade gli occhi, allaga l’anima. Muovo la mano come ad asciugar la pelle, ricercando la ragione d’una presenza.
Ma mi trattengo e lascio che sia Agnese a precedere i morsi della fame.
Prima la testa, poi la pancia: adoro il dilettevole, lo ritengo sempre utile. A superare certe debolezze, per esempio.
Convincersi di non sentire niente altro, di non aver davvero bisogno di mangiare. Così, quando dovremo finalmente andarcene da qui saremo nudi, ma non avremo freddo.

(immagine tratta da COOL MACHINE)

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