Anche se dal titolo potrebbe sembrare, no, non si tratta dell’annunciato pezzo sulla proprietà delle falesie, dei secret spot contrapposti per volontà del geloso o timido apritore agli hot spot da copertina celebrati e un po’ svenduti.
Questo è piuttosto un elogio alla falesia che non si dà per vinta facilmente, e che riesce a fottersene del vedersi brulicare attorno tanta gente.
“Terzo Giorno: ormai è diventata un’ossessione, ma dove è questa falesia???”
Esistono falesie che segrete non sono, ma che tali intendono restare. Abituate a generare episodi di rottura (per alcuni, anche di scatole) che confermano il carattere di perdizione mal celato dietro la nostra attività; episodi per i quali gridiamo già dopo poco scarpinare all’ingiustizia ed all’autore della guida auguriamo la rovina.
Ci sono posti che abbiamo raggiunto solo dopo tanto peregrinare e con grande fatica, posti dimenticati dai più che nel bene o nel male non potrai più dimenticare, posti nascosti con tanta cura che dopo le bestemmie finisci per voler far tuoi assai più della palestrina a bordo strada, magari cittadina, facile da raggiungere ed esposta alla pubblica osservazione, insomma – diciamolo pure – un po’ sgualdrina.
Fino a quando certi luoghi resteranno semi-segreti nonostante cartine, bussole e navigatori satellitari, fino a quando il tam-tam avrà la meglio sul TomTom e i visitors saranno rari, esisterà ancora una forma residua di libertà, un modo per perdere del tempo in modo sano – camminando – e improduttivamente, un modo per aver meno certezze e più desideri, per conservare col sorriso piccoli fallimenti di turista e per cercarsene sempre di nuovi. Perchè se è vero che dà una certa perversa soddisfazione se qualcun altro si perde e la falesia resta deserta, ma sai che ridere se un bel giorno più neppure tu la trovi?
Perdutamente mia rimani, o roccia: selvaggia, capricciosa e ricoperta di rovi.